In questo articolo spiegheremo più nel dettaglio le differenze tra il R.E.I (reddito di inclusione), misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta, ed il ReIS che è invece la misura di welfare regionale a sostegno delle famiglie indigenti introdotta dalla Regione Sardegna.
In realtà la ratio dei due interventi è esattamente la medesima, ma vi sono degli appunti da fare, con riferimento alla platea di beneficiari e all’ammontare del beneficio che viene accordato e che differisce nei due casi.
Inoltre, data la simile nomenclatura, il rischio di confonderli è in agguato e sembra dunque utile fare un po’ di chiarezza a riguardo.
Questo articolo si soffermerà dunque sulle differenze e le similitudini tra le due misure di welfare.
Cos’è il R.E.I
Il R.E.I nasce come primo tentativo di intervento di welfare nazionale ed è parte di un più vasto Piano nazionale contro la povertà assoluta.
La sua iniziale formulazione risale al 2011 ad opera di Cristiano Gori ma è solo nel 2016 che trova approvazione nella Legge di Stabilità, divenendo dunque fruibile da parte dei nuclei familiari considerati indigenti.
Il suo nome è però di più recente formazione e risale al 1 Gennaio 2018, quando il R.E.I ha sostituito il S.I.A, ‘Sostegno all’inclusione attiva’ (cui si aggiunge anche l’ASDI o ‘Assegno di Disoccupazione).
Cos’è il ReIS
Il ReIS (Reddito di inclusione sociale) è la misura di welfare contro la povertà assoluta che la Regione Sardegna ha adottato nel 2016, facendo da apripista e da pioniere per assicurare ai nuclei familiari più poveri un contributo che potesse in qualche modo supportarli.
Il nome con cui in molti lo hanno conosciuto è ‘Aggiodu torrau’ (letteralmente ‘restituzione dell’aiuto’), in riferimento al Patto personalizzato che il beneficiario deve sottoscrivere per avere accesso al contributo.
C’è da sottolineare come la Sardegna abbia stabilito un primato importante, dal momento che è stata la prima Regione, usando un totale di 45 milioni di euro, ad estendere e integrare la misura nazionale del R.E.I.
Quali sono le differenze più rimarcabili fra le due misure?
a) Ammontare del beneficio accordato
Per quanto riguarda il R.E.I, il beneficio massimo mensile accordato ai nuclei familiari varia a seconda del numero dei componenti che li compongono.
Come si evince dalla tabella, il Rei varia da un minimo di 187,50 € (nucleo mono-persona) a un massimo di 539,82 € (per le famiglie più numerose).
N. componenti nucleo |
Beneficio massimo Mensile R.E.I |
1 | 187,50 € |
2 | 294,38 € |
3 | 382,50 € |
4 | 461,25 € |
5 | 534,37 € |
>=6 | 539,82 € |
Nel caso del ReIS, misura integrativa per chi già beneficia del R.E.I e per coloro che invece risultano estromessi da quest’ultimo, vi è un range minimo e massimo che varia in relazione alla composizione del nucleo familiare.
Sono i Comuni a dover riconoscere puntualmente l’ammontare del beneficio che deve però essere ricompreso in questi intervalli.
Quindi ad esempio, un comune potrà riconoscere un beneficio non al di sotto dei 200 € e non al di sopra dei 299 € nel caso in cui a fare domanda sia un nucleo mono-persona.
N. componenti nucleo |
Beneficio massimo Mensile ReIS |
1 | 200-299€ |
2 | 300-399 € |
3 | 400-499 € |
>=4 | 500-540 € |
Come si può notare quindi grazie al ReIS l’ammontare del beneficio, in linea di principio, potrebbe essere assai superiore al R.E.I (quasi fino a 100 euro in più).
Inoltre va sottolineato come nel caso del ReIS anche le famiglie con 4 componenti o più possono beneficiare dell’ammontare massimo previsto dalla legge (461,25 € nel caso del R.E.I contro i 540 € massimi previsti dal ReIS).
b) Platea di beneficiari.
Il ReIS ha inoltre esteso la platea di potenziali beneficiari, potendo concedere il contributo anche a quei nuclei familiari che erano rimasti estromessi dal R.E.I (a causa di requisiti troppo vincolanti e restrittivi).
Le soglie ISEE per poter accedere a entrambi i benefici sono differenti.
Nel caso del ReIS la soglia ISEE viene innalzata fino a 9000 € (anche se in via progressiva), mentre non va oltre i 6000 € nel caso del R.E.I.
Tutto ciò per sottolineare come in questi anni la Sardegna abbia avuto un atteggiamento proattivo, cercando di perfezionare e ampliare un intervento che era stato deciso su base nazionale.
Ovviamente, ribadiamo, si può sempre migliorare, ma rimane il fatto che questi interventi di welfare sono stati i primi concreti finalizzati al supporto dei cittadini più indigenti (ricordiamoci che sono nati avendo come target le fasce più povere della popolazione).
Avere un sistema imperfetto di welfare (ma migliorabile) è comunque un’alternativa migliore rispetto a non averne affatto.