Nel corso di questo articolo verranno analizzate nel dettaglio le nuove linee guida promosse dagli Atenei universitari sardi relative all’esonero dal pagamento delle tasse universitarie, che hanno comportato un innalzamento della soglia ISEE.
Cerchiamo di capire le implicazioni che questo intervento ha avuto e il perché sia così importante, ai fini economici, offrire l’istruzione universitaria e dunque investire in capitale umano.
Come previsto dal nuovo regolamento delle tasse universitarie, approvato dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Cagliari in data 31 Maggio 2018, sono state deliberate le modifiche relative all’esonero totale dalla contribuzione studentesca.
Ciascuna università può discrezionalmente decidere i requisiti per stabilire i criteri di esonero totale, parziale e per merito.
Il provvedimento cagliaritano si inserisce nel quadro normativo nazionale che ha inserito nella Legge di Stabilità del 2017 lo ‘Student Act’.
Quest’ultimo ha stabilito nella somma di 13,000 euro il limite ISEE al di sotto della quale gli studenti hanno diritto all’esonero totale dalle tasse universitarie ( ‘no tax area’ Legge 232/2016).
Questo è il criterio deciso a livello nazionale.
Grazie agli interventi della Regione Sardegna, gli atenei hanno avuto la possibilità di alzare ulteriormente questa soglia.
L’Ateneo cagliaritano in tal senso ha stabilito un vero e proprio record, portandola fino a 23,000 euro.
Per valori superiori si procede a un esonero parziale su base progressiva.
Lo stesso rettore Maria Del Zompo ha tenuto a precisare come sia stato possibile intervenire in tal senso sfruttando i fondi regionali stanziati in conformità alla legge regionale 26.
Secondo le stime elaborate dall’Ateneo di Cagliari ci si aspetta un incremento degli esonerati da 2,062 a 4,942 (da interpretare tuttavia con cautela considerato che si tratta di proiezioni).
Tra gli studenti beneficiari vi rientrano anche i borsisti ERSU, gli studenti aventi genitori disoccupati o iscritti nelle liste di mobilità (aventi dunque i requisiti reddituali), gli studenti disabili e infine, per requisiti di merito, i neodiplomati con votazione superiore o uguale a 100/100.
Ci si attende dunque un aumento totale del numero di esonerati da 7,725 a oltre 10,000.
Perfettamente aderente alla ‘no tax area’ su base nazionale è invece la soluzione adottata dall’Ateneo di Sassari, il quale, contrariamente a quanto deliberato a Cagliari, si è rigidamente attenuto alla soglia minima dei 13,000 euro, corrispondenti all’esonero totale.
Per gli studenti di Sassari aventi un ISEE superiore a tale soglia (e fino ai 30,000), valgono le regole per l’esonero parziale.
L’anno accademico 2015/2016 per l’Ateneo cagliaritano ha rappresentato un annus horribilis, con una drastica riduzione del 9,7% ai fondi di finanziamento ordinari riservati agli atenei, accompagnato da una riduzione del numero degli iscritti (25,296 a fronte dei 27,085 nell’anno accademico precedente) e dei laureati.
Uno degli aspetti più spesso trascurato dall’opinione pubblica è infatti il costo della vita che uno studente sardo deve fronteggiare giornalmente: costo per i trasporti, l’affitto, la spesa, le bollette e dulcis in fundo le tasse universitarie, un carico troppo gravoso, talvolta, da sostenere per un nucleo familiare dalle limitate risorse economiche, come ad esempio i nuclei familiari monoreddito.
Cagliari è inoltre notoriamente più cara di Sassari, e questo aspetto si riflette anche in termini di ammontare di tasse universitarie.
Se a Sassari la tassa piena (ossia quella pagata dagli studenti non aventi diritto ad alcuna agevolazione) si aggira intorno ai 1600 euro, a Cagliari questa sfiora i 2940 euro.
È dunque innegabile come gli studenti aventi un ISEE fino ai 23,000 euro abbiano tratto giovamento da questa misura.
Si tratta di un processo che ha comportato un lungo iter: nel 1999 infatti la Regione Sardegna decise di assegnare una dotazione delle borse di studio inferiore a quella media nazionale e di non innalzare la soglia ISEE per l’esonero dalle tasse, adducendo come giustificazione il minor costo della vita in Sardegna, rispetto al resto del Paese.
Sono però passati quasi vent’anni e il costo della vita non è certamente rimasto immutato, motivo per il quale si è ritenuto opportuno intervenire in modo sostanziale sia sul fronte delle borse ERSU, sia sulla contribuzione studentesca.
La decisione di esonerare dunque una fetta maggiore di studenti dal pagamento delle tasse si configura come un intervento garantista del diritto allo studio universitario, ma allo stesso tempo strategico in un’ottica di medio-lungo periodo, mirato a porre un freno al ‘brain drain’ (altrimenti nota come ‘fuga di cervelli’) di molti studenti sardi e a rendere i nostri atenei più interessanti ai loro occhi e meno dispendiosi.
In tal modo ci si auspica di incentivare gli studenti a rimanere e formarsi professionalmente nel territorio sardo, facendo leva su un sistema universitario a basso costo ma anche modernizzato e più attento alle esigenze economiche di molte famiglie.
Vi era inoltre il pericolo, a fronte degli esosi costi per la formazione universitaria, che molti studenti validi fossero disincentivati a proseguire gli studi: in termini economici, un ingente ammontare di capitale umano sarebbe probabilmente rimasto inespresso e non pienamente sfruttato, con gravi ripercussioni macroeconomiche, sul fronte della crescita, della produttività e della ricerca.
‘Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza’.
Così le parole di Gramsci sembrano connotarsi di un nuovo significato, perfettamente in linea con la nuova politica universitaria e regionale sarda, che vede nel garantismo del diritto allo studio uno strumento di crescita, meritocrazia e progresso.
Si è agito con perfetto tempismo? Certamente no, ma si è trattato di un intervento davvero importante, seppur tardivo.
Se non l’hai ancora letto, ti consigliamo di dare un’occhiata anche a quest’articolo correlato:
Borse di Studio Universitarie: aumentarle per investire sul futuro